Le statue del presepe variano a seconda delle tradizioni, per cui i personaggi inseriti nella rappresentazione sacra sono differenti, a seconda dello stile – classico o Settecento – e della regione d’Italia in cui ci troviamo.
Scopriamo la storia e il significato delle statue che ritroviamo sempre, in qualsiasi tipo di presepio, sia storico che popolare.
Il presepe nella tradizione italiana
La parola presepe deriva dal latino praesaepe, una parola composta da prae (innanzi) e saepes (recinto) e che significa mangiatoia.
Da sempre, questa espressione indica la greppia che fu usata come culla per Gesù bambino.
Secondo la tradizione italiana, l’idea di rappresentare il presepe nasce dal desiderio di San Francesco di far rivivere la nascita avvenuta a Betlemme nel 1223.
Il primo presepe con personaggi in legno di cui si ha notizia risale al 1283, ad opera di Arnolfo di Cambio, che scolpì otto statue rappresentanti i personaggi della natività ed i magi.
Questo presepe si trova ancora nella di S.Maria Maggiore a Roma.
Le tipologie di presepe
Tradizionalmente ci sono due tipologie di presepe, che si differenziano dal punto di vista dell’ambientazione, dei personaggi e dei concetti e significati che vuole trasmettere.
Il presepe storico è quello in cui il costruttore riproduce fedelmente l’ambientazione, gli edifici, i personaggi e i costumi dell’epoca in cui è nato Gesù.
Il presepio popolare, invece, è slegato dalla storia religiosa, per cui la Natività si ambienta liberamente, in tempi e spazi diversi.
Possono essere i tempi attuali, luoghi fantastici o simbolici. Nell’ambito dei presepi popolari, rientra il presepe napoletano che è senza dubbio il più antico e famoso.
Il racconto delle statue del presepe
Anche se esistono innumerevoli personaggi e modi differenti di creare il presepe, ci sono alcune statue che sono sempre presenti in ogni progetto.
Stiamo parlando della Sacra Famiglia, formata da Gesù Bambino, che viene collocato nella mangiatoia la notte di Natale, Maria e San Giuseppe nelle vesti solitamente di un pastore.
E poi i Re Magi, Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, aggiunti di solito la notte che precede l’Epifania.
Nel presepe si collocano anche alcuni pastori, che adorano il Bambino, ritratti in varie occupazioni.
Alcuni conducono al pascolo le pecore, altri sono intenti a preparare doni per Gesù, e altri ancora che svolgono lavori tipici del tempo (pescivendolo, lavandaia, fabbro).
Anche gli animali, come asini, pecore, cammelli, fanno parte di ogni presepe. Questi personaggi hanno un significato simbolico molto importante e una storia legata ai fatti della religione cristiana.
La Madonna
Maria è simbolo di genuinità e purezza, una madre semplice, piena di delicatezza. Nel presepe napoletano viene solitamente rappresentata in ginocchio con le mani giunte in preghiera, per simboleggiare lo stupore e l’accoglienza per la nascita del figlio di Dio.
Questa posizione non è l’atteggiamento tipico di una madre, bensì di una serva che accetta la volontà divina.
Fino al XIV secolo però, la Madonna veniva rappresentata, invece, sdraiata accanto al figlio come una comune donna dopo il parto.
La dottrina cristiana afferma che il vero padre di Gesù è Dio. Maria lo concepì miracolosamente, senza aver giaciuto con alcuno, per intervento dello Spirito Santo. Giuseppe, inizialmente deciso a ripudiarla in segreto, ebbe l’epifania di quanto era accaduto da un angelo venutogli in sogno ed accettò di sposarla e di riconoscere legalmente Gesù come proprio figlio.
Giuseppe è, dunque, simbolo di umiltà, lavoratore e responsabile della famiglia, assiste moralmente la sposa, accudisce il figlio e si inchina alla volontà di Dio.
I Re Magi
Questi tre misteriosi personaggi sono menzionati solo nel Vangelo di Matteo; dall’Oriente i Magi arrivarono a Gerusalemme durante il regno di Erode, alla ricerca del neonato, Re dei Giudei.
Tutte le notizie che abbiamo sui Magi giungono dai Vangeli Apocrifi e da ricostruzioni e ragionamenti postumi.
Tutti e tre i doni dei Magi hanno un significato preciso e fanno riferimento alla duplice natura di Gesù, quella umana e quella divina.
L’oro simboleggia la potenza, perché è il dono riservato ai Re e Gesù è il Re dei Re.
L’incenso significa invece testimonianza, di adorazione alla sua divinità, perché Gesù è Dio.
La mirra è invece simbolo della mortalità, perché usata nel culto dei morti, e Gesù è uomo e come uomo è, dunque, mortale
Pastore dormiente (il Benino)
Dietro alla figura del Benino vi sono molteplici interpretazioni.
Quel che è certo è che si tratta un riferimento a quanto affermato nelle sacre scritture: “E gli angeli diedero l’annunzio ai pastori dormienti”.
Secondo la tradizione napoletana, il pastore che dorme è colui che sta sognando il presepe e che non si deve svegliare, perché, altrimenti, di colpo il presepe sparirebbe.
La storia e le scritture dei vangeli ci insegnano, invece, che il pastore dormiente rappresenta il percorso di vita di ognuno di noi.
Il sonno è la rappresentazione della nascita, l’inconsapevolezza, l’incertezza della vita.
Mentre dorme, il pastore sogna l’annuncio dell’arrivo di Dio, che rappresenta la speranza, la presa di coscienza che la vita terrena non è eterna e che dopo la vita viene la morte.
Quindi il risveglio rappresenta il passaggio tra la vita terrena e la vita eterna
Il pastore meravigliato
Il risveglio del pastore dormiente, che nel presepe è rappresentato dal pastore meravigliato alla vista della nascita di Gesù, rappresenta la conferma dell’esistenza di Dio e quindi della vita eterna.
L’angelo
Sono gli angeli ad annunciare al mondo, il lieto evento della nascita del Salvatore. Lo fanno attraverso l’annuncio ai pastori, figure ritenute umili, semplici e senza complicazioni.
Il buon pastore
Il pastore del tempo era il solo e unico responsabile del gregge di pecore. Al mattino ognuno chiamava a sé le proprie bestie, che, riconoscendone la voce, lo seguivano e camminavano dietro di lui.
Il pastore portava con sé una coperta per dormire all’aperto, una bisaccia con del cibo e un bastone per difendersi dall’assalto degli animali selvatici.
E anche Gesù si narra come un pastore, che ama le sue pecore e che chiama una ad una; non fugge davanti al lupo, ma le difende sino a dare per loro la vita.
Ecco perché il Buon Pastore nel presepe viene spesso rappresentato con la pecorella sulle spalle, quasi come fosse un figlio.
Il flautista orientale
Il flautista o pifferaio, in coppia con lo zampognaro, era il pastore che suonando viaggiava dentro sé stesso e dentro sé stesso si smarriva.
Nel presepe popolare napoletano, gli zampognari hanno assunto anche il significato delle due età dell’uomo: la vecchiaia (il suonatore di zampogna) e la gioventù (il suonatore di flauto ).
La figura deve la sua fama proprio a Napoli ed al suo regno.
A metà Settecento i musicisti facevano da accompagnamento alle preghiere dell’avvocato-prelato Alfonso Maria de’ Liguori, che raggruppava i lazzari per strada in piccoli gruppi canori, facendogli così apprendere i fondamenti del cristianesimo.
Fu proprio l’avvocato a consegnare alla storia Tu scendi dalle stelle, brano natalizio immancabile nella scaletta degli zampognari.
Il cammelliere
Il personaggio del cammelliere è un riferimento diretto al Padre, che non ci abbandona mai e che è la giusta guida per noi.
Solo cercando il cammelliere buono, infatti, potremo essere sicuri di non perderci nei meandri del deserto (della nostra vita).
Ma sta a noi riconoscere quelli esperti, che possono aiutarci col loro esempio e fuggire dai falsi cammellieri predoni, che, invece, ci derubano di tutto ciò che abbiamo di più profondo e ci abbandonano nel deserto.